La riscoperta di questa varietà di granoturco è avvenuta con il contributo scientifico dell’Università Politecnica delle Marche. Intervista al produttore Marino Montalbini propietario dell’azienda agricola di Magnadorsa di Arcevia
«È la polenta fra le più gustose e saporite che si possono ancora trovare tra le ormai rare sopravvissute alla devastazione di una modernità male utilizzata», parola di Ermanno Olmi, uno dei più autentici cantori del mondo agricolo tradizionale.
Marino Montalbini è il propietario dell’azienda agricola di Magnadorsa di Arcevia che coltiva il Mays Ottofile di Roccacontrada un mais tradizionale che resiste in piccole fasce collinari e montane delle Marche.
«Sono un consigliere comunale di Arcevia –dice di se stesso, l’agricoltore – e più di dodici anni fa, stavamo ragionando con Alfiero Verdini su come operare per far conoscere il nostro teritorio attraverso i prodotti tipici locali. Alfiero era un consigliere anziano e rovistando nella propria mente si ricordò di un suo amico che coltivava nell’orto una varietà antichissima di mais i cui semi venivano tramandati da generazioni».
«Il mio amico – disse Verdini -si ricorda di quando il nonno lo diede al padre, affermando solennemante di averlo ricevuto da suo padre, che, a sua volta, lo aveva ricevuto dalle generazioni precendenti»
«All’inizio ne coltivai mezzo ettaro, – racconta Montalbini – nell’ultima stagione ne ho coltivati 12, e ad aprile ne pianterò 15 ettari. Ho recuperato dei vecchi paioli e vado in giro per l’Italia a fare asssaggiare la mia polenta. Nel 2015 nella Disfida Internazionale della Polenta che si tenne a Gandino nelle Valli Bergamasche, la mia polenta di Mays Ottofile di Roccacontrada, vinse il primo premio. Si può dire che è la polenta più buona del Mondo. E questo è dovuto anche al fatto che la farina si ottiene con macinazione a pietra in uno storico mulino ad acqua, di Sirinaldo Spoletini, che si trova sempre a Magnadorsa sul fiume Misa».
«La preparo nel paiolo di rame. Ha un sapore dolce e intenso allo stesso tempo. L’unica controindicazione è che, essendo una varietà vitrea, cioè molto dura, ha bisogno di una cottura lunga. Per farla come si usa nelle Marche, da stendere nella spianatora, per 500 grammi di farina occorre usare 2,4 litri acqua. Se invece si vuole fare come nel Nord Italia, dove si usa tagliarla con il filo, bastano due litri. La polenta deve essere versata nell’acqua fredda e deve cuocer almeno un’ora, meglio un’ora e un quarto, da quando bolle».
Detta così sembra la storia di una piccola azienda di famiglia e dei suoi amici, visto che Montalbini viene aiutato nei lavori agricoli solo dalla moglie, quando è libera dall’altro lavoro che svolge. Ma la riscoperta del Mays Ottofile di Roccacontrada è avvenuta, con il contributo scientifico dell’area di Genetica Agraria del Diparimento di Scienze degli Alimenti dell’Università Politecnica delle Marche.